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dicono di noi
18/12/2008
Bastia Weeks

«le querce ci sono ancora…»
Attualità – intervista a Luigino Ciotti

Luigino Ciotti è nato il 9 agosto del 1954 a Cheratte, in Belgio. Lui stesso si definisce una fusion fra cittadine diverse, un po’ angelano e un po’ bastiolo. Diplomato ISEF, coniugato con Vienna e padre di Silvia, il suo curriculum politico è lunghissimo e servirebbe una pagina intera per raccontarlo: da sempre a sinistra, per fede, per ragione, per scelta, le sue battaglie hanno fatto la storia del nostro territorio negli ultimi trent’anni. L’apprezzamento e il riconoscimento che riceve trasversalmente fra gente dalle diverse inclinazioni politiche, è testimonianza di una coerenza talmente rara nel panorama politico locale e regionale, da far sì che dialogare con lui vuol dire avere la certezza di imparare sempre qualcosa, anche quando il suo pensiero può sembrare fermo su principi che possono anche non essere condivisi, perfino da coloro che lo hanno sostenuto nell’impegno politico pluridecennale. Di cose da raccontare ne ha tante, e allora, si inizia parlando proprio di politica…

Il suo impegno politico oggi ha un nome: Sinistra Critica. Come è avvenuta la sua personale rottura con Rifondazione Comunista?

«È dipeso dalle scelte politiche fatte dal PRC. Penso innanzitutto all’ingresso nel governo Prodi che come si è visto dal risultato finale, si è rivelata una scelta pessima. Dopo aver combattuto contro questa scelta, in un primo tempo abbiamo deciso di restare uniti, ma quando ci siamo resi conto che la logica governista stava prevalendo e quasi annullando l’anima sociale del partito, snaturando totalmente le caratteristiche della nostra forza politica, abbiamo deciso di non condividere più certe logiche, anche in virtù della mancata convocazione del congresso da noi richiesto. Inoltre c’è stato una forte spaccatura sull’espulsione dal partito di Franco Turigliatto, nei primi mesi del 2007, che aveva votato contro il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Per chi, come noi, si dichiara pacifista con convinzione, non può esistere mediazione su un tema di questa portata etica».

Torniamo alle precedenti elezioni politiche: le forze di sinistra hanno incassato una sconfitta storica. Perché in un paese in cui la forbice tra chi possiede molto e chi non riesce ad arrivare a fine mese si allarga sempre più, la gente non sente la necessità di votare a sinistra?

«Perché le forze politiche del centro-sinistra si sono allontanate sempre più dalle esigenze dei cittadini, e dei lavoratori in particolare, smettendo di combattere le battaglie del passato: per l’aumento dei salari, questione tutt’ora fondamentale e irrisolta, per la difesa dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori. Perché è il centro-sinistra che ha favorito certe scelte nefaste, come la legge Treu prima e la legge Biaggi successivamente. Il centro-sinistra ha smesso di essere una forza per il sociale e ha iniziato a rincorrere il centro-destra sulle sue posizioni. Avvicinandosi sempre più al mondo che aveva storicamente avversato, ha perso il consenso del suo popolo , dei lavoratori, della gente comune, della parte più debole e vessata del paese».

Parliamo di Bastia. Che fase sta vivendo la nostra città?

«Purtroppo c’è un arretramento economico e sociale in corso che si ingigantirà di fronte alla crisi economica in atto. Penso alle centinaia di persone alle quali non è stato rinnovato il contratto alla ISA, alle aziende dell’indotto, alla vicenda Petrini-Mignini che arriva dopo la chiusura di aziende storiche del nostro territorio. Si continua inoltre a perseguire uno sviluppo urbanistico esasperato, con un “consumo” del territorio eccessivo, in una realtà nella quale la qualità della vita si è abbassata in maniera considerevole. Per raccontare il disagio sociale che la nostra città è arrivata a vivere, basti pensare che, mentre negli anni passati la parrocchia di Bastia organizzava il “pacco dono” per la Tanzania: quest’anno gli aiuti andranno alle famiglie indigenti bastiole. Purtroppo, e fa male dirlo, Bastia non è più in grado di guardare oltre se stessa come avveniva negli anni passati. La città sembra accovacciata, e l’arretramento dei consensi del centro-sinistra - può sembrare un paradosso - ma è la conseguenza del disagio sociale che si sta vivendo. Io ho previsto una sconfitta dell’attuale amministrazione alle prossime amministrative, ma torno a dirlo, sarebbe solo l’inevitabile conseguenza della mancanza di programmazione e di un progetto-città. Le misure prese, anche quando si sono rivelate positive, sono state sempre misure-tampone, senza una logica che si muova a 360 gradi su tutti i settori e gli interessi della città».

Lei gode di consensi e stima personale fra tutti gli schieramenti politici, e non solo a Bastia… si candiderà a Sindaco nelle elezioni amministrative di primavera?

«Non è assolutamente mia intenzione visto che non ci sono le condizioni politiche. Ma se alcuni settori politici e sociali dovessero pensare che comunque un mio ruolo può avere un senso, valuterei attentamente la situazione, anche in virtù delle battaglie combattute in questi anni, e penso alla manifestazione per l’area ex-Deltafina, con 500 persone in piazza, o a situazioni pesanti che si sono verificate: credo di essere l’unico consigliere comunale minacciato da parte di un’azienda con tanto di lettera legale, solo perché ho svolto il mio ruolo pubblico contro un processo di cementificazione eccessivo, per cui ho incassato la solidarietà di tutto il consiglio comunale. Queste situazioni vanno ricordate, credo depongano a favore della qualità dell’attività svolta. Il mio cruccio personale è che oggi, a Bastia, essere coerentemente comunisti venga visto come una discriminante piuttosto che un valore. Ho avuto moltissimi consensi elettorali in questi anni, anche dal punto di vista numerico; ho rivestito un ruolo, in molti casi, di uomo del dialogo fra le parti; non a caso, non ci sono mai stati problemi nella realizzazione di moltissime iniziative pubbliche e culturali anche in collaborazione con la chiesa e con gli enti legati al territorio».

Grazie al suo impegno e alla sua passione, Bastia ha ospitato personaggi che godono di fama internazionale, da Alberto Granado a Gianni Minà, solo per citare alcuni nomi. Chi è stato che le ha lasciato qualcosa di indelebile, o che comunque ricorda con più affetto?

«Sono legato a molte delle persone venute a Bastia. Credo però che il ricordo più bello sia legato ai diciotto ragazzi di Korogocho guidati da padre Daniele Moschetti che l’otto maggio del 2007 tennero uno spettacolo al centro giovanile San Michele Arcangelo davanti a 700 persone. Korogocho è una baraccopoli di Nairobi, in Kenya, situata vicino alla più grande discarica della città, un luogo infame dove si muore per inquinamento. Questi ragazzi, pur non avendo un nome di richiamo, hanno incantato con la loro arte e la loro gioia di vivere, regalandoci una grande lezione di vita: si può essere artisti e toccare il cuore della gente anche vivendo in situazioni di disagio, nella mancanza di strutture, in villaggi devastati dalla carestia. Una grande lezione anche per i nostri ragazzi, che hanno tutto ma a volte sembra che non sappiano essere davvero “vivi”».

Qualche anno fa lei, oltre ad aver praticato calcio in alcune società sportive locali, ha ricoperto il ruolo di assessore per lo sport. Cosa si può fare di concreto in questo momento per sanare la difficile situazione delle strutture sportive bastiole?

«Il mio vanto è quello di essere stato uno dei calciatori più longevi della città, insieme a Carlino Degli Esposti e Fausto Raspa, a testimonianza del mio grande amore per il calcio, ma anche per lo sport in generale. Bastia ha una grande dote: la sua gente, capace di primeggiare non solo nelle attività economiche ma anche nello sport. Un’amministrazione seria deve investire su questo. La struttura del PalaGiontella è totalmente inadeguata, quindi si devono trovare le risorse per costruire una struttura nuova. Lo sport deve essere un valore di aggregazione e socializzazione determinante non solo per la crescita dei ragazzi ma anche per migliorare la qualità della vita della gente. Un investimento in questo settore è un investimento che ha un ritorno, seppur in altre forme».

Ci parli dell’attività del circolo culturale Primomaggio…

«Il circolo culturale Primomaggio ha ormai diciassette anni di vita. È nato nel 1991 e sono tantissime le iniziative che abbiamo realizzato, buona parte delle quali a Bastia, ma anche a Foligno, a Perugia, a Terni, in collaborazione con personaggi di grande spessore. E voglio ricordare a tal proposito padre Alex Zanotelli, una delle persone che stimo di più in assoluto, un uomo che ha dedicato la sua esistenza ai più deboli, vivendo per oltre 13 anni nella baraccopoli di Korogocho. Le nostre iniziative sono di carattere culturale, musicale, teatrale, letterario. Il nostro sito è visitato da circa trecento persone in tutto il mondo; negli anni si è creata una rete d’interesse che va dagli Stati Uniti alla Cina, per cui veniamo contattati per portare eventi nelle nostre città. Credo che questo sia un vanto per il nostro circolo e per Bastia. È vero che a volte abbiamo avuto grandi nomi, ma la forza motrice delle nostre iniziative è comunque l’arte e la cultura locale».

In questi giorni un suo pensiero è per…

«Per le persone che continuano a morire di fame in tutto il mondo, il cui numero purtroppo è in aumento. E per coloro che stanno perdendo il posto di lavoro, un problema che sta diventando rilevante anche nella nostra realtà locale. Eppure questo resta un problema marginale rispetto ai 40.000 bambini che ogni giorno muoiono di fame, a chi non ha diritti, tutela, istruzione. Questa è la realtà intorno a noi, perché il mondo non è solo Bastia, non è solo l’Italia, non è solo l’occidente. Dobbiamo aprire gli occhi su quello che è il mondo che viviamo e che vive con noi».

Lei è stato protagonista di innumerevoli battaglie politiche, sindacali, sociali, ecologiche… quale di queste ricorda con più orgoglio? E quale non rifarebbe se potesse tornare indietro?

«Sono molto orgoglioso di aver salvato negli anni ottanta tre querce, poste in via Vallecchi, sulla strada che dall’attuale Lyrick va verso Assisi, con una battaglia su vari fronti. Per non espropriare un po’ di terra al proprietario, “amico” dell’amministrazione assisana del periodo di cui parliamo, avevano deciso di eliminare quelle querce. Siamo riusciti a salvarle: forse questo è solo un atto simbolico, un piccolo segnale, fra le tante battaglie più importanti che abbiamo combattuto. Ma la quercia è una grande pianta dall’impatto simbolico notevole, oltre che dal valore naturalistico e paesaggistico, e credo che rispetto a una logica di distruzione dell’ambiente che va a discapito di una sana convivenza fra uomo e natura, quella fu una piccola significativa vittoria. Ogni volta che passo per quella strada sono fiero del fatto che quelle querce ci sono ancora. Per quanto riguarda il resto, posso dire che abbiamo sempre lottato per cause in cui abbiamo creduto davvero; errare è comunque umano, e a volte è successo di aver cambiato idea su alcune questioni. Sono convinto però che le persone intelligenti capiscono sempre quando sbagliano e riescono a tornare sui propri passi».

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

«Mi piacerebbe molto smettere di fare politica. Eppure sento ancora la necessità di dare il mio contributo, per quanto piccolo. Forse in situazioni così difficili c’è bisogno anche di quelli come me che, dal punto di vista politico, sono delle querce con le radici sulla nostra terra. Vedo nel nostro contesto locale una povertà di valori profonda in ambito politico. Sono pochi i personaggi che riescono a intravedere un progetto per le città, per la gente e il suo futuro, rinunciando a coltivare i propri interessi personali. Vorrei dare un contributo affinché si formi una classe politica del nostro territorio, per poter far sì che la povertà dell’attuale quadro politico venga sostituita da persone che vogliono qualificarsi mettendosi al servizio della comunità. Mi rendo conto che questo è un grande sacrificio per chi si avvicina al mondo della politica, anche perché i pessimi esempi che ci arrivano dall’alto, di certo non aiutano. Ma è l’unica strada percorribile, se si vuole crescere qualitativamente, investendo sulle energie giovanili».

Un suo pensiero da scrivere per i nostri lettori…

«Penso che la capacità di cambiamento della società debba riflettere quella dello sport: esistono discipline sportive in cui il sacrificio, la costanza, la passione e la dedizione non sempre, purtroppo, portano ai grandi risultati e alla visibilità che invece spetterebbero di diritto. Il pessimo esempio, mi duole dirlo, che viene dal mondo del calcio, o almeno dalla parte che emerge, fatto di interessi economici, raggiri, povertà culturale, logiche aberranti, deve far riflettere su quanto di sbagliato c’è nella scala dei valori del mondo attuale. Ci vuole capacità e coraggio di auto-riformarsi. Nello sport come nella nostra società».

Ndr: unire per un unico obbiettivo Bastia e Santa Maria degli Angeli può sembrare un’impresa ardua quasi quanto trovare un accordo fra fazioni politiche avverse; va dato atto a Luigino Ciotti di aver messo in piedi, la scorsa estate, una squadra di calcio a 5 over quaranta (dal nome molto ambizioso di “Artisti Umbri”) composta da bastioli e angelani che, dopo alcune peripezie, è riuscita a trionfare al torneo di Casacastalda. Onore al merito organizzativo quindi; per l’apporto calcistico, in campo, si può dare di certo di più…

www.circoloprimomaggio.org

Learco Tamburini