16/12/2006
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Che mondo è questo? La lezione di Bastia Umbra
Una piccola comunità animata da grandi passioni. Un circolo culturale che non si rassegna all'assuefazione. Una girandola d'intellettuali, scrittori, uomini di pace, sacerdoti che non accettano di starsene alla finestra e scendono in piazza, per testimoniare che questo mondo ha bisogno di cambiare. E poi un libro, messo insieme con sedici interviste che tracciano il sentiero di un dibattito forte, appassionato. Il circolo culturale è il primomaggio di Bastia Umbra (circoloprimaggio.org) che da anni s'interroga e interroga sul da farsi: dall'Europarlamento e la difesa dei diritti sociali, al dopo Genova all'Africa come terra di speranza. Di più. Dall'urgenza di una più incisiva comunicazione di pace contro la guerra all'Iraq dopo la "liberazione" alla necessità di moderni paradigmi in politica e di nuovi linguaggi nell'informazione.
Il saggio a più voci è Ma che mondo è questo? Interviste sulle emergenze di fine millennio (184 pagine, euro 16,50). Lo pubblicano le edizioni de il manifesto e lo cura Roberto De Romanis, docente di Letteratura inglese e Didattica della cultura e delle istituzioni dei Paesi anglofoni a Perugia. Da Vittorio Agnoletto a Fabio Alberti a Mario Capanna a Giulietto Chiesa a don Luigi Ciotti. Ancora. Haidi Gaggio Giuliani, Alberto Granado, Raniero La Valle, Flavio Lotti, Riccardo Petrella, padre Renato "Kizito" Sesana, Giuliana Sgrena, Giovanni Russo Spena, Jean Léonard Touadi e padre Alex Zanotelli. Un lungo elengo di personaggi. Come lungo è l'elenco di temi affrontati all'insegna di un dibattito aperto, condiviso.
Luigino Ciotti è l'animatore del Circolo culturale primomaggio. Da quindici anni si è posto al centro di una rete di esperienze d'indubbio spessore. Oggi Ciotti riflette: "Siamo convinti che se l'uguaglianza e la giustizia sociale non sono solo due mete che si debbono perseguire ma anche due obiettivi che si possono raggiungere, il no alla guerra e al neoliberismo debbano trovare un loro pronunciamento e una loro articolazione anche a livello locale. Le nostre inziative - annuncia Ciotti - sono andate e andranno in questa direzione. Il buon risultato che abbiamo raggiunto con molte di esse ci fa ben sperare per il futuro".
Roberto De Romanis ha curato il volume. Ora ne sottolinea metodo e contenuti: "Circa i giudizi che ognuno degli intervistati pronuncia, o le profezie nelle quali si avventura, va precisato che le interviste sono state raccolte fra l'ottobre 2005 e il settembre 2006, ossia un periodo durante il quale abbiamo assistito al cambiamento di alcuni equilibri internazionali, al prosieguo di guerre che promettevano di essere terminate da tempo e all'accensione di altri drammatici conflitti, alla conclusione di talune stagioni politiche e l'avvio di altre, in Italia come in tanti Paesi dell'America Latina".
Non a caso De Romanis, cita un'analisi (indimenticabile) che Altiero Spinelli aggiunge a margine delle sue memorie sull'esperienza di Ventotene e la stesura del Manifesto federalista europeo. Eccole: "Era propio l'abisso della guerra a farci pensare a un futuro differente. Quando l'umanità comprenderà di essere una comunità di diversi, il mondo entrerà in un'epoca radicalmente nuova". "Solo tre righe - commenta il curatore di Ma che è mondo questo? - che mi sembra possano sintetizzare la triplice, augurale prospettiva verso la quale tutti gli interventi del volume s'indirizzano: il rifiuto dell'utilizzazione della guerra come strumento di soluzione dei conflitti, la globalizzazione dei diritti umani, il rispetto e la difesa delle differenze. Dare a queste speranze - conclude Roberto De Romanis - la possibilità di diventare realtà, beh, quello è poi compito di tutti noi".
Massimiliano Melilli
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