18/10/2002
LA VOCE
Padre Jean Marie Benjamin ha presentato il suo libro Obiettivo Iraq
Affidarsi alla diplomazia internazionale e alla preghiera
L'incontro di presentazione del libro "Obiettivo Iraq", di padre Jean Marie Benjamin, accompagnato alla visione del filmato documentario dal titolo Dossier Iraq, dello scorso Venerdì 11 ottobre, nella sala consiliare del Comune di Bastia fanno venire alla mente i versi di una tragedia di Eschilo, dove il protagonista si rivolge in maniera piuttosto disperata al dio ignoto e dice: "Ohimè, dove mi conduce, in quale luogo lontano, questo mio continuo andare errando senza posa né meta?... Bruciami pure nel fuoco, seppelliscimi sotto terra, dammi in pasto ai famelici mostri marini. Ma non togliermi, Signore, la preghiera"!
L'errante in questione ci è sembrato ben in linea con la figura di padre Benjamin, senza posa né meta, continuamente in missione verso la terra dell' "oro nero", preso in intense interviste al suo amico Tareq Aziz, vice ministro del famigerato Governo iracheno.
L'occasione di un incontro culturale organizzato dal "Circolo Culturale Primomaggio" di Bastia Umbra rende pubblici, si fa per dire, i problemi nascosti, o meglio manipolati, sulla "questione Iraq".
Niente di straordinario se, da sempre, quello che si viene a sapere è solo la fatidica punta dell'ammasso di iceberg nascosto nel mare dei saperi. Ma quando la manipolazione di dati potrebbe rivelarsi dannosa e tragica per le azioni militari che si presume possano scaturire fino a coinvolgere la storia occidentale, allora i fatti vengono tenuti in tutt'altro conto.
Almeno ci si prova. Secondo il materiale raccolto da padre Benjamin, l'Iraq, dopo le azioni di disarmo svolte nei suoi territori dal 1998 in poi, non possiederebbe più né armi chimiche né nucleari.
L'attacco che si sta preparando nei suoi confronti, dopo anni di massacri fatti a suon di uranio impoverito sparato senza tregua sulla popolazione inerme, di cui l'ormai 41% è totalmente contaminato, con riflessi a dir poco sconvolgenti sulle mutazioni genetiche e sui tumori infantili, quello della guerra dicevo, sarebbe solo un modo per piegare ancora di più una popolazione già provata dalla fame e dalle malattie.
Ma da un tale attacco potrebbe scaturire una opposizione massiccia agli americani, e ai suoi avamposti militari, l'Italia in primis, da parte di Pakistan e paesi limitrofi all'Iraq. Conseguenze possibili: un'estensione del conflitto senza precedenti nella storia dell'umanità.
L'impegno di padre Benjamin è volto a fare in modo che le commissioni che l'Onu manderà in Iraq stilino un'analisi della situazione del paese il più oggettiva possibile, prima di decidere delle sorti del conflitto.
Solo se presa davvero in tempo una tale risoluzione potrebbe permettere che le cose non volgano al peggio. Unico grande strumento a cui padre Benjamin chiede di affidarsi, oltre alla diplomazia internazionale, è la preghiera per una pace preventiva che eviti la guerra preventiva di Bush.
Maurizia Berardi
Maurizia Berardi
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