06/03/2024
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“I Campi di Tullio. La storia di un Internato Militare Italiano” al BiPop di Sferracavallo
Martedì 9 marzo, alle ore 17, ad Orvieto, al Bilocale Popolare di Sferracavallo (BiPop) in via Po 2, sarà presentato il libro “I Campi di Tullio. La storia di un Internato Militare Italiano”, di Dino Renato Nardelli e Luigino Ciotti. Ne parlerà Luigino Ciotti, figlio di Tullio e presidente del circolo culturale “primomaggio”. A introdurre e a moderare la serata sarà il Prof. Matteo Galli, docente di storia e filosofia. L’incontro è organizzato dal Bilocale Popolare (BiPop) e dal circolo culturale “primomaggio”.
Il libro ha avuto un sorprendente successo vendendo, ad ora 2.400. Quella di Orvieto è la 86° presentazione, di cui 35 nelle scuole, ed ha valicato i confini dell’Umbria essendo stato presentato anche a Roma, Firenze, Avellino, Anghiari, e anche in Spagna a Sant Sadurnì d’Anoia, vicino Barcellona, cittadina capitale del Cava, ottimo vino spagnolo.
IMI, Internati Militari Italiani, è una definizione poco conosciuta che cela un grande dramma della II guerra mondiale. Fu Hitler a definire così i militari italiani che furono catturati dai tedeschi e portati nei lager immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Furono 650.000 i deportati, dei quali quasi 50.000 morirono di fame, stenti, malattie, utilizzati come lavoratori-schiavi per sostituire nelle fabbriche e nei campi gli uomini teutonici al fronte.
Tra questi anche Tullio Ciotti, giovane bracciante di Passaggio di Bettona, classe 1924, da appena tre mesi chiamato alle armi. La sua storia di prigionia e di guerra è quindi non individuale, ma collettiva. Le sofferenze, le angherie, i soprusi subiti, la nostalgia, la fame, il freddo, le umiliazioni non furono “patrimonio” solo di Tullio, ma di tutti gli italiani vittime di una guerra che la maggioranza di loro non aveva voluto. Per questo molti rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e rimasero in luoghi ostili a soffrire e testimoniare le loro idee e i loro valori.
Quanto successo deve essere conosciuto e tramandato, perché la memoria è elemento determinante per impedire la ripetizione di fatti che, magari in forme diverse, purtroppo anche oggi accadono in alcune aree del mondo. Non ci fu l’eroe Tullio Ciotti, ci furono migliaia di persone semplici, nella maggior parte contadini, che in nome del fascismo furono sacrificati per sedere al tavolo dei vittoriosi e acquisire nuovi territori e ricchezze che non li riguardavano. La storia però prese una strada diversa e a tutti gli IMI, come agli altri militari, fu impossibile vivere gli anni della giovinezza nella spensieratezza. Moltissimi non ebbero la voglia e il coraggio di raccontare la propria esperienza e la disumanità dell’uomo. Tullio Ciotti lo ha fatto ed è bene divulgare la sua testimonianza.
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