01/04/2020
IL RUBINO n.4 1 aprile 2020
Iniziativa 16 maggio su Ciotti Tullio e la storia degli IMI (Internati Militari Italiani)
Il 16 maggio, ore 16, a S. Maria degli Angeli, presso il DigiPass in piazza Garibaldi, il circolo culturale "primomaggio" organizza un incontro sugli IMI (Internati Militari Italiani) e un momento di ricordo di mio padre Ciotti Tullio che fu uno dei tanti militari italiani deportati in Germania, nelle seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio di Cassibile, 8 settembre 1943.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Stefania Proietti, in rappresentanza della città, sarà proiettata una video-intervista "Ciotti Tullio, una vita, una storia.... ", che feci il 6 novembre 2009 riguardante la sua esperienza nella guerra e in prigionia .
Successivamente interverranno Mari Franceschini presidente dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) regionale, il Dott. Marco Terzetti presidente dell'ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati), il Prof. Dino Renato Nardelli in rappresentanza dell'ISUC, il Prof. Stefano Brufani (direttore del dipartimento di Lettere dell'Università di Perugia) nipote del Ciotti, oltre a me come presidente del circolo culturale "primomaggio", coordinati dal giornalista di RAI3 Umbria Andrea Chioini.
Probabilmente a seguito della situazione creata dal Coronavirus l'iniziativa dovrà essere spostata.
La storia di Tullio Ciotti è la storia di una generazione che chiamata alle armi si trovò ad essere internato nelle decine di campi di concentramento tedeschi.
Furono in 650.000 di cui 50.000 morirono di fame, di malattie, di stenti ecc...
Tullio classe 1924, in servizio militare da appena 3 mesi, fu catturato dai tedeschi a Roma, alla Cecchignola, l’8 settembre e portato su un carro bestiame, in ognuno c’erano 36 sventurati, con un viaggio di 5 giorni e sei notti, senza cibo, a Kurtwitz, poi a Strehlen, dopo a Sagan e Gorlitz.
Ebbe la fortuna di stare insieme ad un compaesano, Enrico Cotozzolo di Rivotorto, che gli salvò la vita.
Quanti altri cittadini di Assisi furono deportati in Germania, ebbero storie simili, sofferenze indicibili, un pezzo di gioventù non vissuta lontani dagli affetti e dalla normalità?
Sì perché gli IMI subirono quella sorte poiché nella quasi totalità dei casi si rifiutarono di firmare un modulo di adesione alla Repubblica di Salò, grazie al quale potevano tornare in Italia, fedeli o al loro giuramento, o ai propri ideali, o al loro antifascismo. Quasi tutti i deportati non lo fecero.
La storia collettiva e personale degli IMI, invenzione giuridica di Hitler che così aggirava la Convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri di guerra, dandogli meno cibo del dovuto, eliminando o limitando le comunicazioni con i familiari tramite il Comitato Internazionale della Croce Rossa, e soprattutto sfruttandoli come manodopera nelle industrie e nei campi, è molto poco conosciuta e la storiografia se ne occupa solo da una ventina di anni.
Parlare di mio padre è l’occasione per parlare di tutti loro, restituire dignità ed onore ai sacrifici fatti per il proprio paese.
Inoltre mi ha stimolato a cominciare una ricerca per ora alquanto incompleta, poiché ci troviamo in mancanza di documenti ufficiali dei vari enti, ma che mi ha portato a trovare ad oggi oltre 110 nominativi di Imi, del Comune di Assisi, al quale sarà dedicata l’iniziativa.
La ricerca
La sua storia mi ha stimolato per cominciare una ricerca, per ora alquanto incompleta, poichè ci troviamo in mancaza di documenti ufficiali dei vari enti ma che mi ha portato a trovare ad oggi oltre 110 nominativi di Imi, del comune di Assisi, ai quali sarà dedicata l'iniziativa.
Luigino Ciotti
Ciotti Tullio ex deportato militare italiano
Breve biografia di Tullio Ciotti (Bettona 4-4-1924 - Assisi 13-12-2011)
Tullio Ciotti nacque a Bettona, il 4-4-1924, figlio di Giuseppe, operaio, e di Assunta Covalovo, casalinga.
Frequentò la scuola fino alla quinta elementare e poi fece il bracciante.
Fu chiamato alle armi il 9-6-1943 G. M. 1943 e giunto al Deposito 82° Reggimento Fanteria Divisione Torino fu assegnato al 112 Reggimento Fanteria Motorizzata Divisione Piacenza di stanza a Roma alla Cecchignola.
L'8-9-1943, giorno dell'armistizio, fu catturato dai tedeschi a Malpasso e condotto in Germania (ora è Polonia) a Kurtwitz (Kondratowice) nel Distretto di Strehlen (Strzelin), nella provincia della Slesia, dove lavorò in una fabbrica di zucchero.
Da Fiumicino iniziò il calvario durato 18 mesi. Messi in carri bestiame, 36 persone a carro, il viaggio durò 5 giorni e 6 notti, senza cibo. Solo due volte furono aperti per permettere i bisogni corporali.
Il 24-12-1943 fu operato nell’ospedale militare tedesco di Strehlen per un ascesso ad un orecchio che mise a rischio la sua vita e la cui salvezza fu dovuta all’opera di un un conterraneo di Assisi, Enrico Cotozzolo.
Successivamente spostato nel campo di internamento di Sagan e poi in quello di Gorlitz per lavorare in varie fabbriche della zona, tra cui una di autoblindo e carri armati.
Il giorno di Pasqua del 1944, 9 aprile, fu picchiato ripetutamente con il calcio del fucile, da una guardia del campo che lo vide, per il tentativo di prendere, per la gran fame essendo ridotto a 35 Kg, delle bucce di patate da un bidone della spazzatura.
Con la resa tedesca il 7 maggio 1945, liberato dai russi il 9 maggio insieme ad altri compagni si mise in cammino per tornare a casa.
Insieme ad altri prigionieri, 25/26, con un cronoprogramma di un tenente di Como che aveva due carte topografiche, a piedi per 30 giorni attraversarono Germania, Polonia, Cecoslovacchia ed Austria fino ad arrivare, solamente in 12, ad Innsbruck. Qui fu preso dalle FF. AA. Alleate (Statunitensi), trattenuto e poi portato a Bolzano da truppe nordafricane.
Da lì raggiunse Modena e poi con un treno arrivò a Foligno per arrivare a casa, a Passaggio di Bettona, il 9 giugno 1945 accolto con somma gioia dalla mamma.
Nel dopoguerra per la penuria di occupazione ha svolto vari lavori (manovale, metalmeccanico, salariato agricolo) tra cui il minatore dal 1951 al 1956 (inizio lavoro in miniera l’1-3-1951) a Herstal (vicino Liegi) in Belgio conoscendo anche la dura vita dell'emigrante oltre a quella della prigionia.
Gli sono state assegnate tre onorificenze: nel 1977 la Croce al Merito di Guerra, nel 1984 il Diploma d'Onore come combattente per la Libertà d'Italia 1943-1945 (n.1138) a firma Pertini e Spadolini e nel 1995 l'Attestato di Benemerenza da parte della Regione dell'Umbria in occasione del 50° anniversario della Liberazione a firma del presidente Bracalente.
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