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14/03/2017
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I diritti negati: il caso Kaiowà-Guaranì
Ad Assisi un incontro con un rappresentante del popolo indigeno Kaiowà-Guaranì per parlare dei diritti loro negati a cominciare da quello della terra

Prossima iniziativa del circolo culturale "primomaggio" che in collaborazione con la Pro Civitate Christiana, i Ra.Mi. (Ragazzi Missionari), Libera Internazional e l'altrapagina (mensile dell'alta valle del Tevere) organizza mercoledì 5 aprile ad ASSISI un incontro con un rappresentante del popolo indigeno KAIOWÁ-GUARANÍ per parlare dei diritti loro negati a cominciare da quello della terra. Sul nostro sito www.circoloprimomaggio.org troverete ulteriori informazioni su questo popolo, la loro storia e cultura e la loro condizione attuale.


ASSISI
Biblioteca Pro Civitate Christiana, via degli Ancajani 3,

Mercoledì 5 aprile 2017
ore 20.45

I diritti negati: il caso Kaiowà-Guaranì

Incontro
con Ladio Verón Cavalheiro (Ava Taperendi)
cacique KAIOWÁ-GUARANÍ

Il viaggio di Ladio Veron (rappresentante dei Guarani - Kaiowà) in Europa

Ladio Veron Cavalheiro, il suo nome indio è AVA TAPERENDI, 50 anni, capo della comunità di Takuára, è un capo ATY GUACU - Assemblea Generale del Guarani Kaiowá - e portavoce del Guarani Kaiowá in questo viaggio sul suolo europeo . È professore di Storia, laureato all' Università Federale di Grande Dorados. E'stato professore alla scuola delle comunità Guarani Kaiowá e vive come un contadino nella sua comunità.

Il Cacique Ladio Verón (capo Ladio Verón) con il suo viaggio in Europa nel 2017, intende denunciare a livello internazionale la continua violenza subita dalle popolazioni indigene in Brasile in generale, e in particolare da quelle dei Kaiowá e dei Guarani.

Il Brasile sta attraversando uno dei suoi momenti peggiori negli ultimi 30 anni, perché è in balia di un governo golpista, che sta calpestando tutti i diritti del popolo brasiliano, diritti conquistati nel corso degli ultimi 80 anni. Per quanto riguarda la lotta e la resistenza dei popoli indigeni, l'attuale governo sta lanciando attacchi diretti alla loro vita, all'interno dei loro stessi territori.

L'accordo tra i grandi proprietari terrieri e la borghesia, per il potere legislativo, esecutivo e giudiziario, minaccia di ridurre finanche quei pochi diritti rimasti, conquistati dai popoli indigeni, in particolare, con la Costituzione del 1988. Dei 594 membri del Parlamento che compongono il Congresso Nazionale, 207 di questi sono i diretti rappresentanti della grande industria agroalimentare. Questo gruppo parlamentare sta mettendo mano a molti diritti conquistati con la Costituzione del 1988, approvando misure provvisorie, emendamenti e riforme costituzionali contro più di 300 popolazioni indigene viventi in Brasile.

In questo momento, non si sa quale sarà il futuro del Brasile e tanto meno il futuro delle popolazioni indigene, sia di quelle che vivono nei loro villaggi tradizionali che di quanti si trovano in contesti urbani. Per quanto riguarda l'ambiente, secondo l'Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale - Inpe), la deforestazione in Brasile ha raggiunto circa 5.800 Km² nel 2015, una superficie equivalente alla Palestina (5.660 km²), la Cisgiordania, oltre a 360 km² della Striscia di Gaza).

Nello stesso anno, secondo il Conselho Indigenista Missionário (Consiglio Missionario Indigenista - CIMI), 137 indigeni sono stati uccisi in Brasile. Di questi delitti, 36 sono stati commessi nel Mato Grosso do Sul, prevalentemente contro i Guarani Kaiowá.

Il Congresso Nazionale ha intenzione di ridurre drasticamente i territori indigeni in Brasile con la proposta di emendamento costituzionale 215 (Pec 215), cosa che comporterebbe una riduzione dall'attuale 13% al 2,6% di territorio brasiliano per queste popolazioni, causando ulteriori disboscamenti, crimini ed eccidi di indigeni che vivono nelle loro terre tradizionali.

Di fronte a un futuro così cupo, il capo Ladio Verón dei Guarani Kaiowá, figlio del capo Marcos Verón, assassinato nel 2003 davanti agli occhi della sua famiglia da guardie assoldate dai fazendeiros (proprietari di grandi aziende agricole), è in viaggio per l'Europa ed intende con fermezza trovare alleati internazionali per sostenere la lotta delle popolazioni indigeni in Brasile.

Cacique Ladio (capo Ladio) vuole parlare della situazione delle popolazioni indigene in Brasile, e in particolare nel Mato Grosso do Sul, al fine di trovare appoggio politico e finanziario per aiutarle ad organizzarsi e lottare contro le violazioni dei loro diritti annunciate per i prossimi anni. Il governo brasiliano ha già colpito il supporto legale alle popolazioni indigene, indebolendo la Fundación Nacional do Índio (Indian National Foundation - FUNAI), l'agenzia governativa che garantiva alcune condizioni minime per la sopravvivenza dei popoli indigeni nelle loro terre tradizionali e altrove.

Rafforzando la protezione dei popoli indigeni in Brasile, difendiamo anche l'ambiente, cioè le foreste e le acque del Brasile.

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IL POPOLO GUARANÍ RESISTE
di Christina Pantzis*

I successivi governi brasiliani non hanno onorato i loro impegni di delimitazione dei territori Guaraní-Kaiowá previsti nella costituzione del 1988, esponendo i nativi Guaraní-Kaiowá Guaraní-Kaiowá a ogni tipo di violenza con l'obiettivo di espellerli da ciò che resta delle loro terre ancestrali.
I Guarani-Kaiowá vivono nello stato del Mato Grosso do Sul, alla frontiera del Brasile col Paraguay. In realtà, la maggioranza dei Guarani-Kaiowá che per più di duemila anni hanno stabilito una relazione vitale coi 350mila kmq di foreste e valli della regione, è stata espulsa dalle loro terre ancestrali. Il progetto iniziato dai colonizzatori 500 anni or sono, negli ultimi tempi ha visto crearsi grandi unità agro-industriali e i loro alleati politici e del settore esportazione, impegnati a vendere o concedere terre indigene come se in esse non vivesse alcuno. Di fronte alla minaccia di estinzione totale, i Guarani-Kaiowá stanno chiedendo alla comunità internazionale di non permettere che questo genocidio si concretizzi. Poiché l'espulsione dai propri territori significa per loro la morte lenta, come pure quella della loro cultura. I successivi governi brasiliani non hanno onorato i loro obblighi contratti con la Costituzione del 1988 e non hanno delimitato il territorio Guarani-Kaiowá esponendo i suoi componenti a ogni tipo di violenza a cui vari settori della società ricorrono per espellerli. "L'assenza della demarcazione è una ragione e una motivazione del nostro genocidio. La mancanza delle garanzie da parte dello Stato significa più morti e difficoltà di sopravvivenza del nostro popolo", ha dichiarato il Gran Consiglio dell'Assemblea dei Guarani-Kaiowá.

Uccisioni... Attualmente, questa etnia occupa meno dello 0,2% del Mato Grosso do Sul. Il 65% dei suoi membri vive in 'ripari', concentrati in piccole aree dentro i loro territori mentre molte imprese private con piantagioni di canna da zucchero e di soia transgenica si espandono, versando fiumi di veleno e distruggendo le foreste millenarie.

Molti Guarani-Kaiowá si rifiutano di rifugiarsi negli 'ripari', rifugiandosi in accampamenti costruiti ai bordi di strade che attraversano le terre dove vivevano, con la speranza di farvi ritorno. E, nel loro tentativo di ritornare, li attende un'incredibile violenza: minacce, bastonate, attacchi con prodotti chimici, torture, violazioni, omicidi. Secondo il Consiglio Indigenista Missionario (CIMI), nel 2015 sono stati uccisi 137 nativi: 36 nel Mato Grosso do Sul, in maggioranza Guarani-Kaiowá. A gennaio il governo Temer ha emesso un decreto-legge che modifica le modalità di demarcazione dei territori indigeni e consente al Dipartimento di Giustizia di congelare i procedimenti di demarcazione, al fine di riesaminare la validità delle terre già demarcate.
Contemporaneamente, il Congresso ha promosso una proposta di modifica costituzionale secondo la quale la demarcazione dei territori indigeni passa sotto la competenza del Parlamento, dove è presente una rappresentanza poderosa di proprietari terrieri che tramano contro le terre dei popoli originari. Dei 594 membri del Congresso, 207 rappresentano direttamente la grande agro-industria. Se verrà approvata la proposta i popoli indigeni vedranno i loro territori ridotti dal 13% al 2,6% della superficie del paese. Per i Guarani-Kaiowá l'espulsione dalle loro terre tradizionali significa angoscia, come afferma l'organizzazione internazionale Survival. Lo spostamento in altri territori significa la distruzione del loro mondo. Essi erano abitanti della foresta (kaiowá significa 'popolo della foresta' - ndt) vivevano in essa e di essa. La loro sopravvivenza fisica e spirituale, la loro visione del mondo dipendono dalla loro relazione con le loro terre."

... e suicidi. Questa angoscia, la marginalizzazione e la violenza si manifestano nel modo più tragico nell'enorme numero di suicidi. Secondo la comunità più di mille uomini, donne e ragazzi si sono suicidati negli ultimi 20 anni. Solo fra il 2000 e il 2008 si sono registrati 410 suicidi, e fra questi molti adolescenti.
"Noi, i popoli indigeni, siamo come le piante. Come possiamo vivere senza le nostre terre?" chiedono al mondo, iniziando una campagna di informazione con la speranza che la comunità internazionale non assista impassibile al genocidio di un altro popolo.


*Cristina Pantzis fa parte del comitato greco di sostegno al popolo Guarani-Kaiowá.


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