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dicono di noi
20/05/2007
Famiglia Cristiana

L’ACROBAZIA DI KOROGOCHO. LO SPETTACOLO DEI RAGAZZI DELLA BARACCOPOLI
DALLO SLUM DI NAIROBI AI NOSTRI TEATRI: CANTANTI , BALLERINI E ACROBATI CHE CHIEDONO “ UN ALTRO MONDO POSSIBILE “. FATTO DI GIUSTIZIA E SOLIDARIETA’. IN NOME DEI PIU’ POVERI

Volteggiano e danzano sui rivoli degli scarichi a cielo aperto. Cantano fra i miasmi irrespirabili che esalano diossina dalla vicina discarica.
Suonano i ritmi tradizionali africani in una delle tante baracche di pali e lamiera all’interno di una delle 199 baraccopoli di Nairobi. E’ là che hanno imparato,è là che si esercitano e vivono.
Sono i giovani di Korogocho, i 18 artisti e i loro accompagnatori, in tre complessi che presentano brani e ritmi tipici del Kenya, danze tradizionali, ma anche performance di alta acrobazia: il primo, un quartetto si chiama Nyagweno ( che significa”pulcino” in lingua luo), dal soprannome del suo leader-musicista; il secondo è costituito dai Seeds of Peace, Semi di pace, otto fra danzatrici, musicisti e percussionisti; i Rolling Spears , Frecce rotolanti, sette acrobati. Sono venuti da Korogocho per un lungo tour in Italia, da Palermo fino a Torino.
Nei prossimi giorni saranno a Venezia (15-18 maggio) e poi Udine, Rovereto, Chiuduno, Milano (23-25), Val Seriana superiore, Castiglione Olona, Cuneo-Torino (30 maggio-2 giugno), per concludere a Roma - da dov’erano partiti – il 4 giugno.
Con loro, dall’inizio alla fine dell’iniziativa, padre Daniele Moschetti, missionario comboniano a Korogocho dal 2001, e Luca Clochiatti, che da un paio d’anni ha scelto di fare il volontario laico nella baraccopoli.
Con loro Bepi Gaspari, Giulio Fazio e tanti altri, che hanno preso ferie per aiutare, seguendo con i pulmini una tappa o tutto il giro, che tocca 25 città italiane.
A Bastia Umbra, ad esempio, la parrocchia di Don Francesco Fongo ha messo a disposizione il teatro all’aperto, la Caritas l’alloggio, il Circolo “Primomaggio” la logistica e l’organizzazione.
Una mobilitazione massiccia che si ripete in ogni città e paese al loro arrivo.

Un’umanità non rassegnata

Li abbiamo incontrati a Bastia Umbra e a Siena.
Più che uno spettacolo lo si potrebbe definire una festa, dove per un paio d’ore ritmi intensi, danze, piroette e figure acrobatiche coinvolgono il pubblico - e soprattutto i bambini – in un’atmosfera tutta africana.
Uno spettacolo avvincente, una sferzata di vitalità, di virtuosismi e abilità.
Ma non solo.
Il tour, intitolato People united for a new Korogocho “Uniti per una nuova Korogocho”, è molto più ricco e complesso.
Lo spettacolo è uno degli elementi.
Il resto, cioè il più, è fatto di conferenze pubbliche e nelle università, incontri con gli studenti, partite e tornei di calcio, celebrazioni dell’Eucaristia, dibattiti e momenti di scambio con associazioni, le Caritas, gruppi missionari e di volontariato.
“Anche questa è Korogocho. Direi che soprattutto questa è Korogocho. Ed è l’immagine dell’Africa vitale,determinata, attiva che cerchiamo di far conoscere”.
Padre Daniele Moschetti la sta vedendo crescere giorno per giorno, quell’umanità tutt’altro che rassegnata a farsi schiacciare.
“Korogocho”, aggiunge, “è povertà, violenza, marginalità, alcol, furti e stupri. Ma c’è anche quest’altro volto, quello dei ragazzi che con nulla si costruiscono il proprio futuro”.
Lo spettacolo è introdotto da un video, che mostra la vita nella bidonville.
E forse è il contrasto estremo fra la pesante realtà dello slum e la leggerezza elegante degli artisti che più colpisce.
“Se a Korogocho si può realizzare tutto questo, allora possiamo farcela in qualsiasi impresa”, aggiunge padre Daniele.
“Vogliamo cercare di far capire che il nostro slum è solo uno dei tanti. Un simbolo del miliardo di persone che nel mondo vive in baracche”.

Il loro diritto alla dignità

Molti di quelli che oggi guardiamo sul palcoscenico qualche anno fa erano bambini e ragazzi di strada.
“I comboniani conoscono diversi di loro fin da bambini”, dice Luca Clochiatti.
“La missione esiste dal 1983, nella vicina Kariobangi. E dal 1990, con l’arrivo di padre Alex Zanotelli, anche nel cuore di Korogocho, dove oggi opera padre Daniele”.
Così, Steven, uno degli acrobati, si trova a parlare davanti a un migliaio di studenti delle superiori, a Macerata. E quando gli chiedono cosa pensa dei giovani italiani, risponde: “Sono ignoranti, nel senso che non conoscono. Mi sembrano troppo chiusi nel loro piccolo mondo. Io non ho fatto nemmeno la terza media, molti di noi non hanno potuto studiare, ma dalle esperienze e dalle tante culture che abbiamo incrociato sulla strada abbiamo imparato molto”.
Nei tanti incontri e dibattiti, questi giovani parlano dei diritti negati, chiedono maggiore giustizia, riaffermano il loro diritto alla dignità. E raccontano di essere rimasti colpiti dall’abbondanza delle cose e delle vetrine luccicanti in Italia, ma anche dallo stato di emarginazione in cui teniamo gli immigrati.
“Un altro mondo è possibile, anzi necessario”, conclude padre Daniele, riecheggiando lo slogan del Forum sociale mondiale, svoltosi nel gennaio scorso proprio a Nairobi.
“Dobbiamo costruirlo a partire dai poveri, mettendo al centro la persona non l’economia.
Gli innumerevoli slum del pianeta sono frutto di un sistema perverso, fatto di accordi commerciali iniqui che schiacciano i più deboli, di debito estero, di gente senza scrupoli che lucra anche sugli affitti delle baracche, di brevetti sui farmaci e di Ogm che devastano l’agricoltura dei Paesi poveri. Tutto questo dev’essere cambiato. Noi cantiamo al Dio della vita, e gli chiediamo di sostenerci nel realizzare un altro mondo possibile”.
Fra una danza e un numero acrobatico, i giovani di Korogocho ci vengono a raccontare questo.
La danza e il canto servono non solo a capire, ma anche a emozionarsi di fronte alla vera acrobazia compiuta da questi ragazzi: quella di costruirsi un futuro di dignità.


MOLTIPLICATORE DI SOLIDARIETA’
La tournée è stata possibile anche per il sostegno finanziario e promozionale di Enel Cuore.
“L’iniziativa è davvero importante”, spiega Gianluca Comin, consigliere delegato della Onlus benefica di Enel. “In genere noi finanziamo progetti concreti,per realizzare scuole, strutture, ospedali. Ma abbiamo pensato che il tour sarebbe stato un moltiplicatore di solidarietà”.
Enel Cuore, nata nel 2003 per gestire i fondi dati in solidarietà dall’azienda, ha promosso finora 91 progetti e investito 15 milioni di euro.

Luciano Scalettari