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dicono di noi
30/11/2006
RISONANZE

FUOCO AMICO? Giuliana Sgrena a Perugia
Città Globali

OGGI GIULIANA SGRENA È "LIBERA". E'TORNATA A LAVORARE PER IL MANIFESTO, INCONTRA LA GENTE, PARTECIPA A MOLTE CONFERENZE, MA LA SUA VITA NON E PIÙ LA STESSA. OGGI GIULIANA FA TUTTO QUESTO CON MOLTA FATICA: "NON RIESCO A FARE PROGETTI. VIVO ALLA GIORNATA, E OGNI VOLTA CHE SI DEVE PIANIFICARE QUALCOSA PER ME È SOLO UNA TORTURA. QUANDO TI TROVI COSI' VICINO ALLA MORTE, QUANDO TI PRIVANO DELLA LIBERTA', E' DAVVERO TROPPO DIFFICILE RECUPERARE". HA PARLATO COSI' GIULIANA SGRENA, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO. "FUOCO AMICO", DAVANTI AD UNA GRANDE FOLLA DI PERSONE NELLA SALA DEI NOTAR1 A PERUGIA

Fuoco amico non sono solo i colpi degli americani contro la macchina sulla quale viaggiavo insieme a due agenti del Sismi e che hanno ucciso Nicola Calipari, ma anche quelli "sparati" contro di me dai miei rapitori: io, impegnata contro la guerra e l'occupazione dell'Iraq, sono stata rapita da chi sosteneva di combattere per la liberazione del proprio paese. Inizialmente erano convinti che io fossi una spia, quando hanno avuto la conferma del mio ruolo in Iraq. mi hanno usata comunque come un'arma. Sono stata rapita mentre cercavo testimonianze sugli effetti delle bombe che hanno distrutto Falluja. cercavo di dar voce a chi non può averla attraverso i giornalisli embedded". Quando sono stata rapita "Quando sono stata rapita era la settima volta che raggiungevo Falluja. Ogni volta che tornavo in Iraq trovavo sempre una situazione peggiore della precedente: manca l'acqua, manca l'elettricità. il tasso della disoccupazione è altissimo, le donne vivono in ombra, e il paradosso piu assurdo è che un paese che galleggia sul petrolio non ha la benzina. Nel mio libro ho voluto soprattutto far conoscere l'Iraq, perché capire l'Iraq significa capire come mai gli americani sparino ad una macchina di agenti della polizia italiana. Di fronte ad una realtà che alimenta se stessa. solo la rottura di questo circolo vizioso, che può avvenire col ritiro delle truppe. porterà risultati migliori. Il ritiro delle truppe è necessario. e deve avvenire in maniera immediata. I gruppi di terroristi, composti per la maggior parte da islamisti andati lì per fare la loro "guerra santa" e per combattere contro gli infedeli, gli occidentali, ma anche i sunniti, col ritiro delle truppe non avrebbero più l'alibi per la loro "guerra santa". Penso che l'Iraq non sia l'Afghanistan, ma i due scenari si awicinano sempre di più. La nostra politica estera non si può fare inviando militari all'estero. ma penso che si debba basare sul dialogo, su un dialogo tra i popoli più che tra i governanti". Il caso Calipari La voce della Sgrena passa ad essere quasi fragile e spezzata quando nomina Nicola Calipari. Il ricordo terribile di quegli attimi vissuti sulla Toyota. la porta a trasmettere al pubblico la paura di quel momento, la sensazione di sentire quel fuoco che non si è rivelato amico. Gli applausi, che finora hanno a volte approvato un'idea, a volte sostenuto un'impressione, ora condividono un ricordo e trasmettono conforto, emozionando il gruppo di scienze politiche, quello di Emergency. Alice, i genitori ed il fratellino di quattordici anni, Luigino Ciotti, presidente del circolo Primo Maggio e organizzatore dell'evento. "Infine, brevemente, per arrivare alla questione di. .. di . . Nicola Calipari ... naturalmente è una cosa che mi tocca.. . molto da vicino ... è stato veramente terribile. Pensavo di essere finalmente libera e invece sono stata privata di una parte di questa libertà perchè è stata uccisa la persona che mi aveva.. . che mi aveva liberata, e che è morto per salvarmi la vita. - Applausi- Io non penso né come ha detto il ministro Martino nè come aveva detto prima il ministro Castelli di essere stata io la causa della morte di Calipari. Sono stati gli americani che lo hanno ucciso.- Applausi - Penso che l'unico modo per...in qualche modo....insomma per cercare di... non so come definirlo.. . io penso di dovere, io e tutti gli italiani, ringraziarlo per quello che ha dato al nostro paese. Ma soprattutto qullo che gli dobbiamo è scoprire tutta la verità su quanto è successo quella notte a Baghdad. lo su questo non mi fermerò. Gli americani hanno stabilito trattati per garantire l'immunità ai loro soldati, qualsiasi cosa commettano in qualsiasi paese. Spero che D'Alema sollevi la questione e cerchi di ottenere qualcosa di più di quello che ha ottenuto il Governo precedente. Non è facile nemmeno ottenere una collaborazione dagli americani, ma bisogna almeno agire da paese sovrano.- Applausi- Un giorno parlando con alcuni colleghi di Calipari, uno di loro mi ha risposto: "Noi siamo servitori dello Stato, non del Governo". In questo senso l'uccisione di Nicola Calipari deve essere considerata un omicidio politico. Gli americani hanno dichiarato di aver sparato perchè "è la guerra", e perché non aspettavano la nostra automobile, ma non è andata cosi: il Sismi aveva avvertito gli americani della missione dei due agenti. Insomma, molti sono i punti interrogativi. Io spero che le numerose contraddizioni contenute nel rapporto degli americani possano essere chiarite"

Marzia Papagna