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01/01/2021
MONDOINSIEME-NEWS

IMI: UNA STORIA DA CONOSCERE
LA DURA VITA DI TULLIO CIOTTI

La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire (Albert Einstein) IMI: UNA STORIA DA CONOSCERE
La grande tragedia e follia della Seconda Guerra Mondiale: nessuno deve dimenticare
quello che è avvenuto in Europa e nel mondo tra il 1939 e il 1945. Chi furono gli IMI:
semplici numeri senza diritti e senza più una patria. Tra questi IMI ci fu Tullio Ciotti,
al quale è stato dedicato un libro

IMI (Internati Militari Italiani) è una definizione sconosciuta ai più, ma che cela un grande dramma della Seconda Guerra Mondiale. E’ la definizione data da Hitler ai militari italiani che furono catturati dai tedeschi e portati nei lager in Germania, e non solo, immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 tra l’Italia ed i Paesi alleati. Ne furono deportati 650.000 e quasi 50.000 morirono di fame, stenti, malattie; utilizzati come lavoratori-schiavizzati per sostituire nelle fabbriche e nei campi gli uomini teutonici al fronte. Tra questi IMI ci fu Tullio Ciotti, giovane bracciante di Passaggio di Bettona (PG), che da appena tre mesi era stato chiamato alle armi essendo della classe 1924. A lui il figlio Luigino ha dedicato un emozionante ricordo sotto la forma di libro, scritto in collaborazione con l’illustre storico prof. Dino Renato Nardelli (che ha firmato anche l’introduzione). La pubblicazione ha un titolo emblematico: I Campi di Tullio. La storia di un Internato Militare Italiano (Edizioni Era Nuova). E’ la storia di prigionia e di guerra di Tullio Ciotti.
Le sofferenze, le angherie, i soprusi subiti, la nostalgia, la fame, il freddo, le umiliazioni non furono comunque “patrimonio” solo di Tullio, ma di tutti gli italiani vittime di una guerra che la maggioranza di loro non aveva voluto. Per questo, quasi tutti rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e rimasero in luoghi ostili a soffrire e testimoniare le loro idee ed i loro valori.
Il libro racconta le condizioni di vita e le terribili sofferenze subite da centinaia di commilitoni di Tullio, tra cui alcuni umbri. Grazie alle ricerche di Luigino (tuttora in corso), si apprende che di Assisi e dintorni i prigionieri in uno dei moltissimi lager tedeschi o polacchi - previdenti e organizzati alla prussiana dai nazisti - furono 250 di Assisi e 43 di Bastia Umbra (la popolazione di Assisi allora era di 22.500 abitanti, mentre Bastia ne contava 5.500 – attualmente ne ha 22.000). Il libro sulla prigionia di Tullio Ciotti (Bettona 1924 - S. Maria degli Angeli 2011), è un importante documento utile a capire quel particolare e drammatico periodo storico. “I Campi di Tullio – afferma Luigino – è un omaggio doveroso a mio padre.
Papà era di umile famiglia, a scuola fermatosi alla quinta elementare, buono e gran lavoratore (tra l’altro per 5 anni nel dopoguerra lavorerà anche in una miniera di carbone vicino a Liegi in Belgio) che un giorno è stato preso negli ingranaggi della macchina degli eventi della storia. Ma la storia di papà è la storia di tanti altri. Nella ricerca che sto conducendo sui militari assisani della Seconda Guerra Mondiale, ho già trovato 250 Internati Militari Italiani originari di Assisi (Tullio ha vissuto a S. Maria degli Angeli dal 1955 fino alla sua morte sopraggiunta il 13 dicembre 2011) e quindi, pur con le proprie specificità, tutti hanno vissuto analoghe difficoltà.
Perciò la storia individuale fa in realtà parte di una storia collettiva che va raccontata, anche perché la storiografia ufficiale non lo ha fatto fino ad una ventina di anni fa, occupandosi di altro. Si è scritto molto sulla Resistenza armata, sulle formazioni armate antifasciste e su singoli partigiani, ma per motivi anche politici si è evitato di parlare della Resistenza disarmata degli IMI”.


LA DURA VITA DI TULLIO CIOTTI

Tullio Ciotti nacque a Bettona (PG), il 4 aprile 1924.
Frequentò la scuola fino alla quinta elementare e poi fece il bracciante. Fu chiamato alle armi il 9 giugno 1943 e giunto al Deposito 82° Reggimento Fanteria Divisione Torino fu assegnato al 112° Reggimento Fanteria Motorizzata Divisione Piacenza di stanza a Roma alla Cecchignola. L'8 settembre 1943, giorno dell'armistizio, fu catturato dai tedeschi a Malpasso e condotto in Germania (ora è Polonia) a Kurtwitz (Kondratowice) nel Distretto di Strehlen (Strzelin), nella provincia della Slesia, dove lavorò in una fabbrica di zucchero. Da Fiumicino iniziò il calvario durato 18 mesi. Messi in carri bestiame, 36 persone a carro, il viaggio durò 5 giorni e 6 notti, senza cibo. Solo due volte furono aperti per permettere i bisogni corporali.
Il 24 dicembre 1943 fu operato nell’ospedale militare tedesco di Strehlen per un accesso ad un orecchio che mise a rischio la sua vita e la cui salvezza fu dovuta all’opera di un un conterraneo di Assisi, Enrico Cotozzolo. Successivamente spostato nel campo di internamento di Sagan e poi in quello di Gorlitz per lavorare in varie fabbriche della zona, tra cui una di autoblindo e carri armati. Il giorno di Pasqua del 1944, 9 aprile, fu picchiato ripetutamente con il calcio del fucile, da una guardia del campo che lo vide, per il tentativo di prendere, per la gran fame (essendo ridotto a 35 Kg.) delle bucce di patate da un bidone della spazzatura. Con la resa tedesca il 7 maggio 1945, liberato dai russi il 9 maggio, con altri compagni si mise in cammino per tornare a casa. Insieme ad alcuni prigionieri, 25/26, con un cronoprogramma di un tenente di Como che aveva due carte topografiche, a piedi per 30 giorni attraversarono Germania, Polonia, Cecoslovacchia ed Austria. Arrivarono solamente in 12, ad Innsbruck. Qui fu preso dalle FF.AA. Alleate (Statunitensi), trattenuto e poi portato a Bolzano da truppe nordafricane. Da lì raggiunse Modena e poi con un treno arrivò a Foligno. Giunse a casa, a Passaggio di Bettona, il 9 giugno 1945, accolto con somma gioia dalla mamma. Nel dopoguerra, per la penuria di occupazione, ha svolto vari lavori (manovale, metalmeccanico, salariato agricolo) tra cui il minatore dal 1951 al 1956 in Belgio. Gli sono state assegnate tre onorificenze: nel 1977 la Croce al Merito di Guerra, nel 1984 il Diploma d'Onore come combattente per la Libertà d'Italia 1943-1945 (n.1138) a firma Pertini e Spadolini e nel 1995 l'Attestato di Benemerenza da parte della Regione dell'Umbria in occasione del 50° anniversario della Liberazione a firma del presidente Bracalente.


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