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02/12/2020
micropolis

Dino Renato Nardelli e Luigino Ciotti, I Campi di Tullio. La storia di un Internato Militare Italiano, Era Nuova - Primo Maggio, Perugia - Bastia Umbra, 2020
LIbri

Il Tullio, cui si accenna in copertina, è Tullio Ciotti, padre di uno dei due autori. Il protagonista del libro è stato uno dei 650.000 soldati italiani deportati dai tedeschi conosciuti come Internati Militari Italiani, denominazione attribuita loro per evitare di considerarli prigionieri di guerra e quindi per escluderli dalle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra che sancivano che non potessero essere impegnati in attività attinenti alle produzioni di guerra. Ciò metteva a disposizione del Reich una ingente massa di forza lavoro che non aveva nesuna tutela diplomatica e che era possibile sfruttare fino allo sfinimento. A lungo trascurati dalla storiografia, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso hanno costituito l'oggetto di una sempre maggiore attenzione fino ad essere considerati una delle tante forme di resistenza nei confronti del fascismo e dell'occupazione tedesca. Non a caso il 90% di loro rifiutò l'arruolamento nell'Esercito della Repubblica di Salò, impedendo in tal modo la costituzione di un esercito repubblichino di una certa consistenza. Tullio, un giovane contadino di Passaggio di Bettona, nato nel 1924, viene richiamato alle armi il 9 giugno 1943. Fa a tempo a partecipare alla sfortunata difesa di Roma dopo l'armistizio dell'8 settembre. Catturato dai tedeschi viene deportato in Slesia, dove giunge nella seconda metà di settembre. Viene rinchiuso nel campo di Kurtwitz e impiegato presso uno zuccherificio. Alla vigilia di Natale viene trasferito e operato presso l'ospedale di Strehlen. Dimesso a gennaio torna al campo di prigionia dove termina la stagione saccarifera, è quindi trasferito al campo di Sagan e impiegato araccogliere legna. qui resterà fino al settembre 1944, successivamente verrà spostato al campo di Görlitz e addetto a montare autocarri e vagoni ferroviari e da cui sarà liberato il 7 maggio 1945. Inizierà l'odissea del rientro in Italia che si concluderà solo il 9 giugno, dopo aver attraversato con mezzi di fortuna Polonia, Germania, Cecoslovacchia, Austria, con l'arrivo a S. Maria degli Angeli e il ricongiungimento con la famiglia. Quella di Tullio Ciotti è una vicenda emblematica e dimenticata che coinvolse centinaia di migliaia di giovani italiani, per molti dei quali non ci fu ritorno.

Renato Covino