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dicono di noi
07/06/2006
IL CORRIERE DELL'UMBRIA

Incontro con la Sgrena e i tanti "misteri" del rapimento
La giornalista de "Il Manifesto" presenterà a Perugia il suo libro "Fuoco amico" il 15 giugno

E' una vicenda drammatica e ancora ben lontana dalla conclusione quella vissuta da Giuliana Sgrena rimasta per quattro settimane prigioniera di mujaheddin che sostengono di combattere contro l'occupazione del loro paese, una vicenda che non rientra nella sfera del privato ma degli interessi della nazione e che pone molti interrogativi riguardo alla morte di Nicola Calipari. Dunque l'occasione di ascoltare la testimonianza diretta di Giuliana Sgrena e di porle delle domande è di quelle da non perdere. La giornalista de "il manifesto" sarà infatti a Perugia, presso la Sala dei Notari, il prossimo 15 giugno, alle ore 21.00, per la presentazione del suo libro "Fuoco amico" in una serata che certamente lascerà molto spazio al dibattito com'è negli intenti del Circolo Culturale "primomaggio", che la promuove con il patrocinio del Comune di Perugia, coordinata da Primo Tenca e introdotta da Luigino Ciotti, presidente del circolo. In "Fuoco amico" c'è il racconto di un'esperienza terribile, certamente, ma c'è anche il racconto di un intero paese che sta vivendo un'esperienza terribile, dove è ormai difficile scegliere, dove la legge islamica viene imposta con la violenza e con la ferocia del fanatismo ma anche dove gli eserciti occidentali non garantiscono nulla, soprattutto alle donne. Un paese dove il mestiere di giornalista viene quotidianamente messo di fronte ad una scelta etica che richiede un profondo coraggio perché cercare la verità può essere estremamente pericoloso. "Fuoco amico non sono solo i colpi degli americani contro la macchina sulla quale viaggiavo insieme a due agenti del Sismi e che hanno ucciso Nicola Calipari, ma anche quelli 'sparati' contro di me dai miei rapitori: io, impegnata contro la guerra e l'occupazione dell'Iraq, sono stata rapita da chi sosteneva di combattere per la liberazione del proprio paese. Per di più sono stata rapita mentre cercavo testimonianze sugli effetti delle bombe che hanno distrutto Falluja, cercavo di dar voce a chi non può averla attraverso i giornalisti embedded. Perché proprio me? E' la domanda che mi ha tormentata durante la prigionia. Che fortunatamente è finita. E poi, l'angoscia: perché proprio Nicola Calipari? Avremo mai una risposta? Non possiamo rinunciare a cercare la verità". Con queste parole Giuliana Sgrena conclude il suo libro, un libro che ci chiede di non fingere di ignorare quanto sta avvenendo in Iraq, e non soltanto lì, in un'egoistica indifferenza ma di essere cittadini attivi che esprimono il loro impegno anche attraverso la richiesta di informazione.

Giulia Silvestrini